
Il percorso museale
Il Museo Accorsi-Ometto è stato aperto nel 1999 da Giulio Ometto che
ha dato vita al grande sogno di Pietro Accorsi
Il Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto rappresenta il sogno diventato realtà di Pietro Accorsi che, per testamento, lasciò in eredità i suoi beni a una fondazione culturale affinché promuovesse il gusto per l’arredo antico e la conoscenza dell’arte figurativa dal Medioevo all’800.
Il Museo Accorsi-Ometto racconta quindi la storia della collezione, nata per passione e amore del bello, di Pietro Accorsi (1891-1982), uno dei più importanti antiquari italiani del XX secolo, e di Giulio Ometto (1942-2019), suo erede spirituale e presidente, per oltre vent’anni, dell’omonima istituzione.
All’interno del Museo si susseguono 25 sale che evocano lo spirito del Settecento in tutto il suo splendore. Quasi 3000 oggetti ognuno con la propria storia.
Fra le eccellenze del Museo, straordinaria è la collezione di mobili di Pietro Piffetti, che comprende il famoso “doppio corpo” firmato e datato nel 1738, universalmente considerato il “mobile più bello del mondo“.
Il percorso museale inizia dal salotto Tartaruga, rivestito alle pareti da pannelli in vetro dorati e smerigliati che ricordano il guscio della tartaruga, degno contenitore per il meraviglioso cassettone di Piffetti.
Si prosegue nel salone cinese con una serie di pannelli in carta di riso provenienti dalla Cina e nei due salotti dedicati alle scene di caccia di Vittorio Amedeo Cignaroli.
Tre le camere da letto: la camera da letto veneziana caratterizzata da una serie di mobili dipinti che costituiscono una delle più importanti raccolte di arredi lagunari fuori dal Veneto; la camera da letto di Accorsi in cui si trovano un letto lucchese proveniente da villa Garzoni a Collodi, un dipinto di François Boucher, pittore di corte di Luigi XV e due stipi di Pietro Piffetti con intarsiate scene di tornitura dell’avorio; inifine la camera da letto Bandera con un letto in tela Bandera ricamata a cineserie e due angoliere dipinte da Vittorio Amedeo Cignaroli.
Imperdibili sono il salotto Luigi XV che custodisce una magnifica commode francese rivestita di pannelli in lacca Coromandel; il salone Piffetti, dedicato al più grande ebanista del XVIII secolo e il salotto Luigi XVI, con il doppio corpo interamente rivestito di formelle in maiolica di Pesaro.
La visita continua nella sala della musica, con il fortepiano firmato e datato Fratelli Erard 1818; nella sala da pranzo, caratterizzata da un rivestimento alle pareti in carta dipinta a cineserie provenienti dal Castello di Favria e in cucina, che raccoglie circa 300 oggetti in rame di diverse forme.
La visita si conclude con le sale dedicate alle collezioni di porcellane (Frankenthal, Sèvres e Meissen) e di maioliche (Fratelli Rossetti e Giovanni Antonio Ardizzone) e alla preziosa raccolta di tabacchiere, argenti e oggetti in cristallo, madreperla e tartaruga. Tutti di diversa manifattura e provenienza, risalgono, per la maggior parte, a un periodo compreso tra Sette e Ottocento e sono montati in eleganti strutture di bronzo dorato, secondo il gusto tipico del periodo.